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Tumore al pancreas: più sopravvivenza grazie a uno studio italiano sostenuto dai pazienti

Negli ultimi anni sono stati compiuti piccoli ma significativi passi avanti nella cura del tumore al pancreas. L’ultimo arriva dal Congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) che si chiude oggi a Chicago e riguarda gli stadi iniziali della malattia. Si tratta di uno studio clinico tutto italiano, il primo interamente finanziato da associazioni di pazienti, e coordinato da Michele Reni, direttore del Pancreas Center dell’IRCCS San Raffaele di Milano.

Lo studio ha testato il protocollo chemioterapico PAXG – già sperimentato nel 2012 dal gruppo di medici e ricercatori guidato da Michele Reni – somministrato stavolta prima dell’intervento chirurgico. I risultati sono molto incoraggianti: a tre anni dalla diagnosi, il 31% dei pazienti trattati con PAXG è vivo e senza recidive, contro il 13% di quelli curati con lo standard attuale (mFOLFIRINOX). Lo schema PAXG, basato su quattro farmaci già in uso e a basso costo, ha mostrato un effetto sinergico con un impatto più forte sulla malattia, migliorando anche le risposte patologiche e biochimiche.

La sperimentazione del progetto, chiamato “Cassandra”, è durata dal 2020 al 2024 e ha coinvolto 17 centri italiani e 260 pazienti con adenocarcinoma duttale pancreatico operabile. Oltre al miglioramento dell’efficacia, si è osservato anche un lieve beneficio nella qualità della vita rispetto alla chemioterapia standard. Molto Importante anche il dato sulla riduzione del rischio di progressione o morte del 36%.

Si tratta di risultati di grande impatto e che ci danno speranza. Sebbene non sia un trattamento rivoluzionario, riduce significativamente la percentuale di pazienti che avranno progressione nel breve termine. L’aspetto importante è che lo schema PAXG potrà essere utilizzato fin da subito nella pratica clinica”, sottolinea il Professor Reni.

Ad oggi, solo il 10-20% dei pazienti può essere operato. Spesso la malattia è apparentemente localizzata, ma presenta già metastasi microscopiche non rilevabili. Ecco perché la chemioterapia prima dell’intervento può fare la differenza, migliorando le probabilità di guarigione rispetto alla sola terapia post-operatoria, spesso resa difficile dalle condizioni dei pazienti dopo l’intervento.

Fondamentale il ruolo delle associazioni che hanno finanziato lo studio – My Everest, Codice Viola, Associazione per la Vita, Natalucci e Oltre la Ricerca – dimostrando quanto il contributo dei pazienti e dei cittadini sia essenziale per far avanzare la ricerca, specialmente in un ambito dove l’industria farmaceutica investe ancora poco.

Oltre al progresso nelle terapie, ciò che sta realmente evolvendo nella cura del tumore al pancreas è l’approccio culturale e clinico: oggi si riconosce sempre più che una gestione attenta e consapevole della malattia rappresenta di per sé una forma di cura. Ciò che fa davvero la differenza è la capacità di utilizzare al meglio le risorse disponibili, affidandosi a strutture altamente specializzate e a team multidisciplinari.

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